Nella giornata di ieri, l’attenzione dei cinefili di tutto il mondo era rivolta a Venezia, e nello specifico a Joker, attesissima origin story incentrata sull’acerrimo nemico di Batman (qui potete leggere la nostra recensione), presentata in concorso alla 76ª Mostra internazionale d’arte cinematografica. A margine della proiezione del film riservata alla stampa, ha avuto luogo la conferenza di presentazione, che ha visto la partecipazione del protagonista assoluto Joaquin Phoenix, del regista Todd Phillips, della produttrice Emma Tillinger Koskoff e dell’attrice Zazie Beetz.
Todd Phillips ha rotto il ghiaccio parlando della genesi del progetto. Questa è una versione originale del Joker, ha affermato il cineasta. Anche se un tono diverso rispetto ad altri film che ho fatto, è sempre narrazione, che quindi ha sempre un incipit, uno svolgimento e una conclusione. Ho sempre voluto approfondire un personaggio come il Joker, ma avevo bisogno di un attore fantastico per farlo. Io non faccio parte dell’ambiente dei comic, ed era difficile convincere la DC e gli studio. Abbiamo continuato a insistere fin quando lo studio non ha preso il coraggio a due mani, accettando di fare il film. Ci hanno lasciato grande libertà sul personaggio, e siamo riusciti a creare qualcosa di totalmente folle.
Particolarmente interessanti sono state le dichiarazioni di Joaquin Phoenix sul suo avvicinamento a questo iconico personaggio. L’attrattiva più forte di questo film per me era l’approccio totalmente originale, ha esordito l’attore. Non mi sono confrontato con altri attori che hanno interpretato il personaggio. Joker è molto difficile da definire, e non a caso nel film evitiamo di definirlo. Inizialmente ho cercato di individuare alcuni tratti distintivi della sua personalità, poi mi sono leggermente distaccato da lui, in modo da infondergli un’aura misteriosa. Durante le riprese scoprivamo continuamente nuovi lati della sua personalità e abbiamo continuato a farlo fino all’ultimo giorno di riprese.
Nel mio approccio al personaggio, ha proseguito Phoenix, ho iniziato dal tema della perdita, e ho anche perso molto peso (quasi 20 chili, ndr), fatto che mi ha segnato dal punto di vista psicologico. Ho parlato molto con Todd della sceneggiatura e ho fatto interessanti letture sulle suddivisioni delle diverse personalità e su come esse possano influenzare i nostri comportamenti. Non ho però fatto combaciare la personalità di Joker con una di queste personalità, proprio perché non volevo che Arthur fosse identificabile e che si potessero comprendere i suoi problemi. Todd mi ha parlato molto del personaggio, facendomi anche vedere alcuni video.
Mi ha colpito la sua definizione della risata di Joker come un’azione quasi dolorosa. Ho ritenuto che fosse un modo molto interessante di vedere la risata e abbiamo cercato di crearne una appositamente per il personaggio. Inizialmente ho lavorato da solo, poi mi sono confrontato con Todd e ho fatto una vera e propria audizione per la mia risata. Ci ho impiegato molto tempo, perché non volevo che sembrasse un’azione ridicola.
Ero attratto dalla luce di Arthur, non solamente dal suo tormento, ha poi sentenziato Phoenix. Mi interessavano la sua gioia, la sua lotta interiore alla ricerca della felicità, dell’amore e del calore umano. Non credo che i miei personaggi solitamente siano eccessivamente tormentati, e il Joker non fa eccezione. Per me sono stati otto mesi in cui ho potuto esplorare questo carattere, cercando di definire il personaggio, il suo passato e la sua trasformazione. Il prima e il dopo sono estremamente diversi, perché Joker è un personaggio che si è evolve continuamente. Non ho mai interpretato un personaggio simile.
Successivamente ha ripreso la parola il regista, per una disamina sul significato di Joker. Secondo me i film sono anche uno specchio della società, ha detto Phillips. Non voglio definire Joker, ma non credo che sia un film politico, anche se dipende dal punto di vista con cui si guardail film. Abbiamo preso alcuni elementi dai fumetti, utilizzando qua e la quello che ci serviva, come per esempio Batman: The Killing Joke, con la sua idea del comico fallito. Il mio co-sceneggiatore Scott Silver mi ha scritto proprio stamattina e mi ha fatto leggere una mail che ci siamo scambiati durante le fasi iniziali del progetto, in cui citavamo L’uomo che ride, che è stata una nostra importante ispirazione.
Io e Joaquin abbiamo lavorato molto insieme, già prima dell’inizio delle riprese. Abbiamo parlato del personaggio, definendo la sua voce, il uso abbigliamento, la sua capigliatura, e scendendo in profondità in tutti questi aspetti. Quando abbiamo cominciato le riprese abbiamo continuato questo confronto, fino all’ultimissimo giorno. Credo che se avessimo avuto più tempo, avrei certamente rigirato alcune scene, sfruttando lati del Joker che abbiamo scoperto solo in un secondo momento.
Ha poi preso la parola Zazie Beetz, che si è espressa sul suo coinvolgimento nel progetto. Per me è stato un onore lavorare con Joaquin e Todd, e allo stesso tempo è stata una nuova scoperta di giorno in giorno. La parte di sceneggiatura incentrata sul suo personaggio (la vicina di casa di Arthur Fleck, ndr) è stata quella riscritta più volte, ha sottolineato Phillips. Zazie è stata un’attrice straordinaria, quando arrivava la mattina le presentavamo un’idea e la scrivevamo nelle successive due ore, costringendola a molta improvvisazione. Lei però non si è abbattuta ed è sempre stata efficace e particolarmente creativa durante la lavorazione del film.
Una battuta anche dalla produttrice Emma Tillinger Koskoff, collaboratrice fidata di Martin Scorsese, sulle location del film. Todd voleva girare a New York, ha detto Emma, replicando l’atmosfera del periodo e trasportandola a Gotham City. Abbiamo cercato location in tutta la città. Phillips ha poi lodato la collega, affermando: Grazie a Emma e al suo rapporto con Scorsese abbiamo avuto la possibilità di girare in posti altrimenti inaccessibili, come la metropolitana di New York. Abbiamo inoltre girato molte riprese nel Bronx, a Newark e nel New Jersey.
Un cenno anche all’ottimo lavoro della compositrice Hildur Guðnadóttir da parte di Phillips: Abbiamo avuto una compositrice fantastica per le musiche del film. Di tanto in tanto le davo idee e lei mi rispondeva. La musica è molto semplice, ma esalta alcune scene. Lo stesso Phoenix ha lodato il lavoro della Guðnadóttir, affermando che Hildur è riuscita a trovare un movimento e una musica che rappresentassero perfettamente la trasformazione del personaggio.
Phillips ha concluso la conferenza parlando delle ispirazioni per Joker e del suo senso del film: Abbiamo avuto tante ispirazioni. Taxi driver è uno dei miei film preferiti, ma non è stato un riferimento diretto. In generale volevo replicare il cinema degli anni ’70, quando i personaggi erano particolarmente spavaldi. Non credo che l’obiettivo del mio Joker sia vedere il mondo bruciare (citando una celebre battuta de Il Cavaliere Oscuro, ndr). All’inizio lo vediamo cercare la sua identità, poi diventa erroneamente un simbolo, ma il suo intento era veramente quello di far ridere le persone. Purtroppo poi ha preso delle decisioni sbagliate e gradualmente è diventato un simbolo errato. Lui stesso nel film dice espressamente che non ha un ruolo politico. Credo che la mancanza di empatia abbia un ruolo importantissimo in Joker.
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